Chi di voi non ha mai ceduto alla golosa croccantezza dei grissini artigianali? Magari avvolti in una bella fetta di prosciutto, o affondati nella ricotta fresca o ancora, con un po’ di tonno?
Ma oltre a conoscerne la bontà, sapete anche come sono nati? Ebbene, i grissini artigianali sono stati “inventati" a Torino e, qui sono diventati leggenda. Hanno percorso secoli di storia e noi fornai Ascolese ci impegniamo quotidianamente a realizzarli con la stessa fragranza e le stesse caratteristiche del primo giorno.
Correva l’anno 1675, e l’erede al trono, Vittorio Amedeo II di Savoia, aveva appena 9 anni e aveva problemi a digerire fin dalla nascita. I genitori, preoccupati per le sorti del piccolo, chiamarono il medico di corte, il dottor Teobaldo Pecchio di Lanzo, per trovare un rimedio alle sue sofferenze. Costui si ricordò che da bambino, la madre, quando non stava bene, gli consigliava di mangiare la crosta del pane ben cotta e lievitata. Il medico così convocò il cuoco di corte, Antonio Brunero e gli chiese di fare un pane molto cotto e privo di mollica per nutrire il piccolo erede al trono.
Il fornaio che stava preparando delle ghërse (tipico pane piemontese a forma allungata), con le sue abili mani cominciò ad allungare un pezzetto di impasto trattenendolo dai lembi fino a formare dei bastoncini lunghi quanto un suo braccio e grossi quanto un suo pollice. Poi, una volta infornati e cotti, ne venne fuori una cosa mai vista prima: dei lunghissimi bastoncini croccanti e sottili. «Sono perfetti, li chiameremo ghërsin, piccola ghërsa‘» esultò il maestro fornaio.
E fu così che grazie alla tenacia dei due lanzesi, il piccolo Vittorio Amedeo II risolse i suoi problemi e crebbe in salute. Divenne un re valoroso e coraggioso, un grande condottiero.
Vi è poi una leggenda che narra che il fantasma di Vittorio Amedeo II di Savoia di notte, al galoppo del suo destriero, scorrazzi nella sua amata Reggia di Venaria, tenendo in mano un cesto di grissini!
Rivista con gli occhi di oggi, molto probabilmente, la vicenda dei mali di Vittorio Amedeo II è da attribuirsi sicuramente alla diversa tecnica di preparazione e cottura della pasta di pane. Per diversi motivi, a quei tempi, il pane non aveva mai una cottura adeguata. La mollica poco cotta era ricca di umidità e favoriva il proliferare dei batteri che provocavano gravi disturbi intestinali.
Il grissino si diffuse poi rapidamente, tanto che anche le teste coronate d’Europa ne apprezzarono subito la bontà. Infatti, pare che Carlo Felice di Savoia non se ne separava mai, soprattutto durante gli spettacoli a teatro, “con destrezza inghiottiva tenendoli per uno de’ capi con due dita e stritolando l’altro presto presto coi denti" racconta Massimo D’Azeglio.
Anche Maria Felicita di Savoia era una grande estimatrice della nuova specialità, sembra addirittura che si sia fatta ritrarre con un grissino in mano “la principessa del grissino".
Altro illustre estimatore dei grissini è Napoleone, che amava chiamarli “les petits bâtons de Turen, élegants et savoreux". Sulla sua tavola non dovevano mai mancare e ogni giorno se li faceva recapitare a Parigi con un apposito servizio direttamente da Torino.
Qualunque sia la storia dei grissini, quello che è certo è che non hanno più abbandonato le nostre tavole. Croccanti, friabili e sfiziosi, i grissini artigianali Ascolese lavorati a mano e declinati in tante varianti sono un ideale sostituto del pane nell’accompagnare con leggerezza ogni momento a tavola, dal pasto all’aperitivo, da uno spuntino sano e delicato ad una merenda nutriente e gustosa.
Un piacere da gustare e da sapere! A casa tua in un click http://www.panificioascolese.it/categoria-prodotto/grissini/